Formia / “Storie Paesane”: Fernando Sparagna racconta l’anima di Maranola [VIDEO]

FORMIA – E’ considerata a ragione una delle figure più significative della vita culturale di Formia. Non tanto per la sua quarantennale apprezzata attività di docente di latino e greco presso il liceo classico “Vitruvio Pollione” quanto per quella di formatore di diverse generazioni di Formia e dell’intero sud pontino.

L’instancabile produzione letteraria del professor Fernando Sparagna si è arricchita di un nuovo volume dopo l’ultimo, il terzo della serie (dal titolo “Mia zia, la venerabile suor Ambrogina di San Carlo”), che ha dedicato alla zia materna, al secolo Filomena D’Urso, per la quale si sta prodigando per diffonderne la conoscenza della sua spiritualità e l’esemplare vita. Sparagna grazie a “Pasquale D’Arco Editore” ora ha dato alle stampe “Storie Paesane”, la cui foto copertina – un carretto trainato da un mulo in una piazza Antonio Ricca di inizio Novecento – anticipa l’argomento del volume: una fortissima e profonda ‘maranolesità’.

L’autore pubblica ben 23 racconti, molti dei quali contenenti passaggi in dialetto locale, in cui sottolinea il viscerale amore per il suo paese, Maranola. “Storie paesane” è uno zibaldone di racconti che l’autore aveva cominciato a scrivere dai tempi della sua quinquennale formazione in collegio e, “causa della mia esagerata riservatezza, ho tenuto reclusi nel buio di un cassetto, di un tiretto, dopo averli scritti con la penna stilografica piuttosto con la mia Olivetti 32”. Il professor Sparagna riesce a collocare nel tempo quando per la prima volta permise a quei fogli, ormai ingialliti, di vedere la luce: “Era l’anno scolastico 1982-83 quando dovetti sostituire, su richiesta del preside del liceo classico Pasquale Lazari, un collega. Sapevo che avrei angosciato quei liceali con una nuova lezione di greco. Quelli, abituati a vedermi sempre sotto la maschera di chi conosce il vocabolario (di greco) Roccia a memoria, mi autorizzarono con una chiara emotività la lettura di uno dei tanti avvenimenti tragico-comici di vita di paese. Vedevo che mi seguivano attentamente con volti rilassati e soddisfatti e la loro spontanea reazione – ricorda un emozionato professor Sparagna – fu un fragoroso applauso che immediatamente cercai di ridimensionare per non scatenare le legittime rimostranze dei colleghi delle classi attigue”.

E quella lettura non rimase isolata. Quei liceali chiesero un bis e, al cospetto di un applauso più vivace del precedente, Sparagna, a distanza di oltre 40 anni, ricorda quale fu la sua reazione: “Li minacciai che avrei iniziato immediatamente ad interrogare se non avessero fatto subito silenzio”. La classica studentessa dell’ultimo anno mise subito in difficoltà e in imbarazzo il professore-monumento: “Prof, ma dove li ha pubblicati i suoi racconti?” In quella classe tornò un silenzio siberiano quando il professor, celando a fatica la sua vergogna, con un cenno di mano rispose di no. Se “Storie Paesane” è finalmente un volume da arricchire qualsiasi biblioteca, il professor Sparagna lo deve ad un suo alunno, Enrico, “diligente e sincero” che manifestò il suo stupore: “Peccato! Sono storie belle e simpatiche. Perché non le pubblica? Sono storie belle”.

Dopo alcuni anni Sparagna ed Enrico, nel frattempo diventato medico in un ospedale del nord Italia, si incontrarono casualmente su un treno proveniente da Roma: “Ad un certo punto – ricorda Sparagna – mi chiese ‘Professore, li ha più pubblicati più i racconti così allegri che ci lesse in classe? Mi ricordo ancora di quell’uomo al cimitero di Maranola”. La risposta di Sparagna fu ancora una volta negativa ma salutò alla stazione di Formia il suo ex studente con una promessa: “Vedrai, quei racconti un giorno li pubblicherò”. E ora il prof quell’atto di coraggio l’ha avuto pubblicando “Storie paesane” in cui emergono la fortissima e popolare devozione religiosa per San Michele, Sant’Antonio e per la Madonna della Civita, la cultura bucolica e contadina del popolo maranolese, sempre pronto, “in caso di necessità”, di fare rete continuando ad essere, nonostante lo scorrere degli anni e delle generazioni, di una comunità unita.

Per il professor Sparagna, il cui prioritario obiettivo è quello di alimentare la cultura della memoria fronteggiando il “meccanismo diabolico dell’oblio”, le sue storie sono notizie ricavate “ascoltando i paesani” nei pressi della bottega di “Mastu Michele, il famoso calzolaio di grande esperienza artigianale maestro di vita”, della “barberia di Mast’Alberto”, salotto di “tanti tipi particolari del paese” o “anche sotto il pergolato di edera o nel tondo, in piazza Antonio Ricca, dove gli anziani si riunivano per raccontare le loro storie di soldati della grande Guerra o per affrontare i quotidiani problemi economici e politici secondo le loro capacità di giudizio”.

Sparagna per pubblicare le sue storie Paesane ha dovuto vincere molte resistenze con se stesso ma l’ha fatto rivendicando un principio non negoziabile: “A Maranola sono nato, ho trascorso i miei anni più belli, quelli dell’infanzia. Amo la mia gente e non c’è assolutamente in questi racconti – conclude nell’intervista video allegata – nessuna intenzione di metterla alla berlina. Amo le sue radicate e sante tradizioni che hanno reso il popolo maranolese sempre e dappertutto degno di ammirazione per onestà, laboriositù e spirito di sacrificio”.

VIDEO Intervista al Prof. Fernando Sparagna