EDITORIALE – Lo scioglimento per mafia del Comune di Aprilia, decretato dal Consiglio dei Ministri il 18 aprile 2025, rappresenta un passaggio storico e doloroso per la terza città del Lazio. Per la prima volta, la provincia di Latina vede un’amministrazione comunale commissariata per infiltrazioni mafiose (in realtà, c’è il precedente di Fondi ma, come è noto, alla fine il Comune non venne sciolto). Non è un fulmine a ciel sereno, ma la certificazione istituzionale di un degrado che da anni si annidava tra le pieghe della politica, dell’economia e della convivenza civile.
L’operazione “Assedio” del luglio 2024 ha scoperchiato un sistema di potere in cui la criminalità organizzata, in particolare il clan guidato da Patrizio Forniti, ha infiltrato l’amministrazione comunale attraverso un patto scellerato con esponenti politici locali. L’ex sindaco Lanfranco Principi, attualmente ai domiciliari, è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso e turbativa d’asta. Le indagini hanno rivelato come, in cambio di voti, venissero promesse assunzioni e affidamenti diretti a imprenditori legati alla criminalità.
Una città ostaggio della violenza
Negli ultimi mesi, Aprilia è stata teatro di episodi inquietanti: spari contro abitazioni, aggressioni a carabinieri fuori servizio, ritrovamento di ordigni esplosivi e intimidazioni a commercianti. Un clima di terrore che ha reso evidente la presenza pervasiva della criminalità organizzata nel tessuto urbano.
Per anni, le istituzioni locali hanno minimizzato o ignorato i segnali di allarme. La relazione della commissione d’accesso ha evidenziato come la criminalità avesse costruito un potere di condizionamento della convivenza democratica, infiltrando i meccanismi amministrativi e autorizzativi del Comune.
Aprilia non è un caso isolato, ma parte di un più ampio fenomeno che coinvolge anche i comuni limitrofi di Pomezia, Ardea, Anzio e Nettuno.
In queste aree, organizzazioni criminali autoctone e consorterie collegate alla ‘ndrangheta e al clan dei Casalesi hanno radicato un laboratorio criminale che ha mutuato il metodo mafioso tradizionale, infiltrandosi capillarmente nella politica e nell’economia locale.
L’associazione Libera ha definito lo scenario emerso dalle indagini come “terrificante”, sottolineando la necessità di un risveglio delle coscienze e di un protagonismo attivo dei cittadini nel contrasto alle mafie. La costituzione di parte civile da parte di Libera nel processo è un segnale di speranza che va raccolto e amplificato.
Verso una rinascita possibile
Lo scioglimento del Comune di Aprilia per mafia è un atto dovuto, ma da solo non basta. È necessario un impegno corale delle istituzioni, della magistratura, delle forze dell’ordine e della società civile per bonificare il territorio dalla presenza criminale e restituire ai cittadini una città libera, trasparente e democratica. Solo attraverso la trasparenza, la legalità e la partecipazione attiva si potrà costruire un futuro diverso per Aprilia.
Con lo scioglimento, il voto amministrativo del 2025 è stato rinviato e, nella migliore delle ipotesi, i cittadini di Aprilia torneranno alle urne nella primavera del 2027. Quelle elezioni non dovranno essere solo un momento di normale alternanza democratica, ma l’occasione per una rinascita morale della città. Sarà fondamentale scegliere candidati credibili, lontani da ogni forma di compromesso opaco, capaci di difendere con coraggio il principio della legalità.
Per Aprilia, il voto del 2027 potrà e dovrà essere il primo vero atto di liberazione.