CORI – Gabriele D’Annunzio, figura emblematica della letteratura italiana tra Otto e Novecento, è noto non solo per la sua produzione poetica e narrativa, ma anche per le numerose relazioni sentimentali che hanno costellato la sua vita. Tra queste, spiccano figure come Eleonora Duse, la celebre attrice con cui ebbe una relazione tempestosa e artisticamente fruttuosa, e Maria Hardouin, sua unica moglie. Altre muse includono Barbara Leoni, Olga Ossani, Maria Gravina Cruyllas di Ramacca, e molte altre, ciascuna con un soprannome affettuoso attribuito dal poeta.
La relazione con Letizia Giupponi De Felici
In questo contesto, la relazione con Letizia Giupponi De Felici, originaria di Cori e soprannominata dal poeta “Mèlitta”, si distingue per la sua durata quasi quindicennale e per l’intensità del legame documentato da un epistolario di circa 800 tra lettere e telegrammi, conservato presso il Vittoriale degli Italiani, la residenza del Vate a Gardone Riviera. Questo rapporto, meno noto rispetto ad altri, iniziato nel 1922 quando Letizia aveva appena 19 anni, offre una prospettiva unica sulla vita privata dell’autore de “Il Piacere” negli ultimi anni della sua esistenza.
Tale relazione è stata raccontata anche nel volume “Ariel a Mèlitta. Carteggio inedito D’Annunzio-De Felici” di Vito Moretti, pubblicato nel 2007 da Carabba Editore, che raccoglie una selezione delle lettere scambiate tra i due.

Una mostra per riscoprire Mèlitta
La figura di Letizia Giupponi De Felici, nata a Cori nel 1903 e morta a Sutri nel 1995, è stata recentemente riscoperta grazie alla mostra “Mèlitta la chorana di miele e di fuoco”, inaugurata sabato scorso presso il Museo della Città e del Territorio di Cori, che celebra il 25° anniversario di attività. Curata da Giorgio Bianchi, l’esposizione presenta documenti originali, fotografie e oggetti personali che raccontano la storia di questa intensa relazione. Tra i pezzi esposti, spicca un abito in seta e rayon, dono di D’Annunzio a Letizia, che ancora conserva il profumo vaporizzato dal poeta.
“Un alone di mistero circondava Letizia Giupponi De Felici – spiega Bianchi – pur appartenendo a una famiglia facoltosa e tra le più in vista della città. Tutto quello che ho fatto in mesi di lavoro l’ho fatto per amore della mia città. Ritenevo che questa storia dovesse essere conosciuta. Letizia conobbe Gabriele D’Annunzio nel ’22 a 19 anni e non dimenticò mai le sue origini coresi, tanto che il Vate le diceva ‘i tuoi difetti chorani’ e lei si definiva ‘la matta chorana’. Un’amicizia intima legò i due nel periodo che precedette la morte di d’Annunzio, come testimoniato da un intenso epistolario fatto di quasi 800 lettere e telegrammi, e Letizia assurse suo malgrado alle cronache come frequentatrice del Vate per un articolo uscito su La Repubblica nel 1990”.
Un “incontro” casuale ha portato Giorgio Bianchi ad imbattersi in questa figura e poi a portare avanti le sue ricerche anche presso l’archivio storico di Cori e quello di Latina, scoprendo pian piano una storia tutta da raccontare e che la mostra in parte rivela attraverso cimeli originali, documenti e doni fatti dal poeta a Letizia come il prezioso vestito da lei indossato durante uno degli incontri al Vittoriale.
Ad approfondire la vicenda e il personaggio di Mèlitta sono intervenuti Lucia Arbace, già sovrintendente presso la Regione Sardegna e la Regione Abruzzo, direttrice del polo museale d’Abruzzo e autrice di numerose pubblicazioni, e Marzio Maria Cimini, cultore dell’opera e della biografia di Gabriele d’Annunzio, entrambi curatori della mostra e del volume “D’Annunzio intimo e segreto”, Museo Casa Natale di G. d’Annunzio – Pescara.
“La presenza di Letizia Giupponi De Felici, giovane moglie di un suo fornitore di abiti (Mario De Felici era infatti un facoltoso negoziante di biancheria di lusso, con vari negozi tra Roma, Milano e Gardone), e da lui soprannominata Mèlitta, ha caratterizzato la pagina conclusiva della vita del poeta”, ha spiegato Lucia Arbace, accennando tra le altre cose al rapporto di D’Annunzio con il gioielliere Mario Buccellati, di cui era cliente e presso il quale acquistava regali per le sue donne, tra cui appunto Mèlitta.
“Sono felice di aver riportato Letizia a Cori”, ha affermato Marzio Maria Cimini, che ha aggiunto: “Prima di lei non si sapeva niente, il carteggio che è stato conservato al Vittoriale ha contribuito a ridarle il suo ruolo nella biografia dannunziana. Donne magari più belle e charmantes di lei durarono molto meno accanto al poeta, che nutriva per Letizia una grande passione e affittò per lei una residenza accanto al Vittoriale”.
Un dettaglio affascinante emerso dalla mostra riguarda la polena della nave Puglia, esposta al Vittoriale degli Italiani. Questa prua, donata a D’Annunzio dalla Marina Militare nel 1923 e trasportata con grande sforzo fino a Gardone Riviera, è adornata da una scultura raffigurante una Vittoria alata, opera dell’artista Renato Brozzi. Secondo quanto confermato da Lucia Arbace e Marzio Maria Cimini, la modella per questa figura sarebbe stata proprio Letizia Giupponi De Felici. Questo particolare conferisce un ulteriore significato simbolico alla presenza di Letizia nella vita del poeta, immortalata non solo attraverso le parole del loro epistolario, ma anche nella pietra di uno dei monumenti più iconici del Vittoriale.
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