La penetrazione mafiosa nel tessuto sociale di Aprilia e del basso Lazio: un’analisi della relazione della DDA di Roma

APRILIA – La città di Aprilia emerge come un nodo cruciale nell’analisi delle dinamiche mafiose nel Lazio, secondo la relazione della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Roma. Il dossier evidenzia la formazione di una struttura mafiosa autoctona, dotata di caratteristiche distintive e canali di finanziamento diversificati. Tra questi, figurano traffico di stupefacenti, usura, estorsioni e investimenti in attività economiche apparentemente lecite, gestite direttamente dai sodali o tramite prestanome.

Particolarmente inquietante è la disponibilità di armi, combinata con una rete di relazioni che si estende fino alla pubblica amministrazione. Questa infrastruttura criminale opera in sinergia con altre organizzazioni mafiose nazionali, perseguendo obiettivi che spaziano dal controllo del traffico di stupefacenti all’acquisizione di appalti pubblici e attività economiche, fino all’ostacolo al libero esercizio del voto.

Coesistenza mafiosa nel Lazio

Il fenomeno mafioso nel Lazio, e a Roma in particolare, si distingue per un equilibrio di coesistenza tra gruppi criminali. Secondo la relazione della DDA, tali organizzazioni adottano un approccio strategico: ricorrono alla violenza solo come ultima risorsa, preferendo mantenere una “pace armata” funzionale alla penetrazione economica e imprenditoriale. Questo modus operandi ha consentito una diffusione capillare delle organizzazioni criminali, che ormai si integrano stabilmente nel tessuto socioeconomico locale.

L’espansione delle cosche nel basso Lazio

Il territorio del basso Lazio, incluso il comune di Aprilia, è stato teatro di una progressiva infiltrazione di clan camorristici e ‘ndranghetisti. Questi gruppi non solo si sono insediati stabilmente, ma hanno anche acquisito una propria autonomia operativa. La loro attività, caratterizzata dal metodo mafioso, ha inciso profondamente non solo sull’economia locale, ma anche sulle dinamiche politiche e sociali.

La relazione della DDA sottolinea inoltre il riconoscimento giuridico di queste associazioni come organizzazioni mafiose a pieno titolo, secondo l’articolo 416 bis del codice penale. Tale riconoscimento ne certifica l’autonomia rispetto ai clan d’origine, pur evidenziando il mantenimento di relazioni funzionali con essi.

Implicazioni e prospettive

Il quadro descritto dalla DDA richiama l’urgenza di un’azione sinergica tra istituzioni, forze dell’ordine e cittadini per contrastare efficacemente il radicamento mafioso. Il rischio, altrimenti, è quello di una progressiva compromissione del tessuto economico e sociale, con ripercussioni che vanno ben oltre i confini del basso Lazio.

La lotta alla mafia non può prescindere da una presa di coscienza collettiva e da una volontà politica ferma e coerente, in grado di colpire non solo i vertici, ma anche i meccanismi economici che alimentano questi fenomeni criminali.