FORMIA – Ha avuto un’eco anche a Formia e nel sud pontino la vicenda, tuttora al vaglio degli inquirenti, relativa ai colpi di arma da fuoco esplosi l’altra notte contro l’auto della mamma di Roberto Galli, il sostituto procuratore di primissimo piano della Procura di Foggia e titolare di alcune tra le più importanti inchieste che riguardano la criminalità nella provincia di Foggia e nella zona di Manfredonia e del Gargano.
A chiamare i suoi ex agenti presso il commissariato di Polizia di Manfredonia è stato il vice questore Paolo Di Francia che, dopo aver guidato i commissariati di Formia e Gaeta e aver svolto l’incarico di capo di gabinetto della Questura di Latina, aveva concluso prima del meritato pensionamento la sua carriera guidando il difficilissimo presidio di Polizia di Manfredonia. Con il dottor Galli il dottor Di Francia ha lavorato a stretto gomito appena giunto in provincia di Foggia lavorando sulle indagini confluite negli arresti che hanno generato i primi pentiti della mafia garganica.
“Mi sono sentito con il personale del commissariato di Manfredonia – ha detto Di Francia – So che sta lavorando senza soste per la risoluzione del caso circa i colpi di pistola contro l’auto della madre del dottor Galli. E’ stato un gesto grave, di minaccia, un atto intimidatorio e vile rivolto a quanti servono con onore lo Stato, a quanti con dignità si sono messi al servizio della comunità nel rispetto della legalità e della giustizia sociale. Sono sicuro – ha proseguito Di Francia – che quanti hanno voluto intimidire il dottor Galli saranno individuati. Sono certo che ne’ Roberto Galli, ne’ i suoi familiari si spaventeranno da questo gesto vigliacco, soprattutto se circondati dall’affetto e dalla solidarietà dei colleghi e dei tanti cittadini per bene della sua città”.
Il dottor Di Francia aveva collaborato con la Procura di Foggia ad imbastire l’inchiesta che, denominata “Giù le mani” per via dell’omonimo blitz del marzo 2024 compiuto in stretta collaborazione con la Guardia di Finanza, ha registrato un mese fa una prima svolta processuale con il rinvio a giudizio dei vertici del comune di Manfredonia. Il prossimo 6 maggio inizierà il processo per l’ex sindaco Gianni Rotice, per suo fratello Michele detto “Lino”, per Michele e Raffaele Fatone, padre e figlio detti “Racastill”, Michele Romito, Angelo Salvemini, Giuliana Galantino, Grazia Romito (sorella di Michele) e Luigi Rotolo. Sulla scorta delle indagini coordinate a Manfredonia dal Vice questore Di Francia i Rotice sono accusati di corruzione elettorale: avrebbero chiesto voti a Michele Romito con la promessa di salvaguardare il ristorante “Guarda che Luna”.
Si tratta di una rinomata struttura sul mare di Manfredonia che la Prefettura di Foggia ordinò lo smantellamento. Michele Romito e l’ex assessore ai Lavori Pubblici, Angelo Salvemini avrebbero fatto pressione sull’apparato amministrativo e politico di Manfredonia per evitare lo smontaggio del “Guarda che Luna”. Ma fu tutto inutile. Ad operare insieme a Di Francia fu il neo Prefetto di Foggia Massimo Valiante che il vice questore Di Francia aveva conosciuto a Formia nell’inverno 2018 quando l’alto funzionario del Ministero degli Interni aveva guidato il comune in qualità di commissario Prefettizio dopo le dimissioni dell’allora sindaco della città Sandro Bartolomeo.
Sui Fatone incombono ora numerose accuse, tutte riguardanti il predominio acquisito dai “Racastill” nell’azienda municipalizzata dei rifiuti “Ase” di Manfredia dove avrebbero aggredito e picchiato colleghi, sfruttato mezzi e oggetti della ditta e minacciato l’amministratore dell’epoca. Questo manager è parte lesa nel processo che scatterà il prossimo 6 maggio. Si tratta dell’ex amministratore unico della Formia Rifiuti zero, il torinese Raphael Rossi che Di Francia aveva conosciuto a Formia negli anni di guida del locale commissariato.