LATINA – Alla fine, la riserva è stata sciolta. E non è stato un epilogo leggero per i tre indagati nell’inchiesta che, da mesi, tiene banco tra Latina e i corridoi della Procura Europea (Eppo): una misura di obbligo di firma e due arresti domiciliari.
Parliamo di una storia di truffe, tentativi falliti, fondi comunitari e, ovviamente, del PNRR, la grande cassaforte che avrebbe dovuto rilanciare l’Italia dopo la pandemia e che, invece, troppo spesso, si è trasformata in terra di conquista per i soliti furbi.
Tutto era iniziato a marzo scorso con gli interrogatori preventivi, novità introdotta dalla riforma Nordio, a cui si erano sottoposti — assistiti dagli avvocati Giovanni Luparo ed Enrico Quintavalle — due settantenni e un sessantenne, tutti residenti a Latina: una donna, A.R., e due uomini, R.S. e C.D.P.
Il giudice per le indagini preliminari di Latina, Mara Mattioli, aveva preso tempo per valutare. Poi, nei giorni scorsi, è arrivata la decisione: misure cautelari, così come richiesto dagli inquirenti europei.
L’accusa? Truffa e tentata truffa ai danni dell’Unione Europea, per una cifra che sfiora i 300mila euro. Secondo quanto ricostruito dalla Guardia di Finanza, i tre, amministratori di altrettante società, avrebbero messo in piedi un raggiro ben studiato: ottenere fondi europei per la creazione di siti internet destinati a un’azienda di carni.
Siti internet che, almeno secondo l’accusa, sarebbero stati più fumo che arrosto: abbastanza da far scattare i bonifici europei, ma insufficienti a ingannare del tutto i controlli successivi.
Alla fine, circa 150mila euro sarebbero realmente arrivati sui conti delle società coinvolte. Altri 150mila, invece, sono rimasti nel limbo di una truffa tentata e (fortunatamente) sventata.
I fatti contestati risalgono agli anni 2022 e 2023, e l’indagine, partita da Latina, ha trovato ramificazioni anche nel nord Italia. Perché, quando si parla di fondi PNRR, i confini provinciali e regionali contano poco: l’odore dei soldi, purtroppo, attira da ogni latitudine.
Ora si attende il prossimo passaggio giudiziario, mentre la storia di una truffa ai danni di tutta la comunità europea – e quindi anche nostra – si arricchisce di un nuovo capitolo. Non l’ultimo, probabilmente.