Latina / Dopo 16 anni si chiude il caso del Gratta e Vinci conteso: dissequestrati 250mila euro

LATINA – Un piccolo tesoretto, la metà di una maxi vincita al Gratta e Vinci, è finalmente tornato nella disponibilità della legittima proprietaria. Dopo ben sedici anni – un vero e proprio record per la durata di un sequestro – il Tribunale di Latina ha disposto il dissequestro di 250mila euro, bloccati dal 2009 per una disputa tra due ex amiche.

Tutto ebbe inizio in un giorno di marzo di sedici anni fa, quando in una tabaccheria di via Fabio Filzi due ragazze, unite allora da un rapporto di amicizia, decisero di tentare la fortuna acquistando insieme un Gratta e Vinci da 5 euro. E la fortuna, effettivamente, bussò: il biglietto si rivelò vincente, portando nelle loro mani un bottino da 500mila euro.

Da quel momento, però, anziché celebrare insieme la buona sorte, le due si trovarono invischiate in un lungo e doloroso braccio di ferro giudiziario, prima penale e poi civile. La somma, contesa, venne sequestrata su disposizione del pm Chiara Riva, in attesa di stabilire a chi spettasse di diritto. Il reato ipotizzato era appropriazione indebita, successivamente dichiarato prescritto.

Nei giorni scorsi, il giudice Mario La Rosa ha finalmente messo un punto alla vicenda, ordinando il dissequestro dei 250mila euro e la restituzione alla ragazza che, rappresentata dagli avvocati Giugliano, Scarchilli e Maggiore, aveva rivendicato la sua metà della vincita.

La sentenza definitiva, pronunciata dalla quinta sezione civile della Corte d’Appello, ha ricostruito i fatti attraverso le testimonianze dei titolari della tabaccheria: “Stecchiamoci un Gratta e Vinci” aveva detto una delle due, trovando l’immediato consenso dell’amica, che si era rivolta al tabaccaio per l’acquisto.

I giudici D’Avino, Serafin e Gozzer hanno chiarito che il biglietto era stato acquistato congiuntamente e che la vincita era da considerarsi in comproprietà. Tuttavia, una volta riscossa la somma, l’amica e i suoi genitori avevano trattenuto l’intero importo, depositandolo su un conto cointestato aperto ad hoc, rifiutandosi di consegnare la metà spettante.

Un’ingiustizia che ha avuto ripercussioni non solo legali, ma anche economiche: dopo 16 anni, infatti, il valore reale dei 250mila euro si è ridotto di circa il 25% a causa della perdita di potere d’acquisto.

Ora, con la fine della lunga contesa, cala finalmente il sipario su una vicenda che ha trasformato un giorno fortunato in una battaglia senza vincitori morali.