LENOLA – Nella mattinata odierna, i Carabinieri della Compagnia di Terracina hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Latina, nei confronti di due uomini residenti a Lenola, già noti alle forze dell’ordine e attualmente detenuti per altri reati.
I due sono gravemente indiziati della brutale aggressione che portò alla morte di Antonio Grossi, 63 anni, residente a Fondi, il cui corpo fu ritrovato la mattina del 9 giugno 2023 all’interno della propria abitazione da alcuni familiari.
L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Latina, è stata avviata nel giugno dello scorso anno dai militari dell’Aliquota Operativa della Compagnia di Terracina e della Stazione di Lenola, a seguito di informazioni acquisite in via confidenziale che indicavano i due arrestati come presunti autori dell’aggressione.
Secondo la ricostruzione dei Carabinieri, la vittima fu colpita alla nuca con un’arma da fuoco, ma nonostante la gravità delle ferite, tentò di minimizzare l’accaduto, dichiarando ai medici del Pronto Soccorso di essersi ferito accidentalmente cadendo su un sasso. Le successive indagini hanno permesso di smentire la versione della vittima, grazie a testimonianze raccolte, perquisizioni, analisi delle immagini di sistemi di videosorveglianza e altre attività investigative.
Inoltre, i due indagati sono coinvolti in un ulteriore episodio di minacce, anche di morte, avvenuto pochi giorni dopo l’aggressione, ai danni di un altro cittadino di Lenola. Quest’ultimo è anch’egli attualmente detenuto per fatti gravissimi, tra cui l’attentato incendiario ai danni del sindaco di Lenola.
Il movente della violenza sarebbe da ricondurre a un risentimento personale, alimentato anche tramite minacce pubbliche diffuse sui social network, nei confronti di Antonio Grossi, accusato dai due uomini di averli indicati come presunti autori di un furto avvenuto a Lenola nei mesi precedenti.
L’operazione conferma l’impegno dell’Arma dei Carabinieri nella lotta alla criminalità violenta, anche in contesti dove il silenzio e la reticenza delle vittime rischiano di ostacolare l’accertamento della verità.