Duplice femminicidio di Cisterna, è scontro sulla “dissociazione” di Sodano

CISTERNA – Christian Sodano, il finanziere di Scauri che il 13 febbraio 2024 ha ucciso a Cisterna la madre e la sorella minore della sua fidanzata, Nicoletta Zomparelli e Renée Amato, dopo la prematura scomparsa dei suoi genitori aveva tentato il suicidio e, in più, si era abbandonato al gioco d’azzardo e ad uno shopping senza misure. Non ha tradito le aspettative la quarta udienza del processo che martedì si è svolta davanti la Corte d’Assise di Tribunale per quanto riguarda il duplice omicidio consumato nel quartiere di San Valentino. Che Sodano non attraversasse un felice momento della sua vita dopo la scomparsa della madre poliziotta ferroviaria e del padre maresciallo di Finanza l’ha detto al giudice Gianluca Soana il cugino dell’imputato, Francesco Conte. Sodano era arrivato a spendere 500 mila euro – eredità dei suoi genitori – tra vestiti, orologi ed il gioco d’azzardo e quando perdeva somme dai 30 e 40mila euro sfogava la sua rabbia contro la sua fidanzata, Desirée, che aveva conosciuta in una discoteca di Anzio. Sodano si dichiarava follemente innamorato della sua fidanzata e, grazie agli ottimi rapporti con la madre Antonietta – ha raccontato il teste della difesa, che ha rivelato di aver prestato al parente danaro dai 500 ai 600 euro al mese per quattro-cinque volte – Avrebbe voluto manifestarle la promessa di sposarla a Dubai o a Parigi ma il rapporto tra i due degenerò sino alla tragedia di un anno fa”.

In aula è un comparso un altro consulente della difesa, il professore di neurologia Leoluca Parisi. Attraverso alcuni incontri in carcere l’accademico ha dovuto valutare la personalità di Sodano prima dell’omicidio e, dunque, i suoi rapporti con quella che definiva la sua nuova famiglia, una versione commentata con un polemico brusio dai rappresentanti in aula delle famiglie Zomparelli e Amato e dai rispettivi legali di parte civile. A dire di Parisi hanno inciso sulla psiche di Sodano la morte della madre e anche la forte personalità della sua fidanzata sino a diventarne – ha aggiunto Parisi – succube sia in rapporto alla decisione della ragazza di continuare ad avere un rapporto con l’ex fidanzato che nella definizione delle sue scelte di vita. Su un aspetto Parisi è stato categorico: l’ex finanziere soffriva troppo e non ha mai minacciato nessuno. Chiedeva soltanto a Desirée in che parte voleva stare. Secondo il professore Sodano prima del duplice delitto aveva percepito la sua realtà in maniera alterata, da dissociato, sofferente “di una sindrome abbandonica. Nel duplice omicidio di Antonietta e di Renée non ci sono neppure elementi di premeditazione “perché non sapeva dove si trovava”.

Interessante lo scontro tra il perito della difesa ed il sostituto procuratore Valerio De Luca nel momento in cui il magistrato ha manifestato delle riserve che Sodano fosse un dissociato da parte e aveva deciso di far soffrire Desirée e di far del male ai suoi familiari più stretti. Ecco la risposta di Parisi: “La dissociazione è uno stato temporaneo, tanto che il giorno dopo, interrogato dalla Squadra Mobile di Latina, Sodano era lucido e sereno”. E le tendenze omicidarie e suicidarie – ha concluso Parisi, citato dagli avvocati difensori Lucio Teson e Leonardo Palombi – convivono in un soggetto ludopatico e fragile. Si torna in aula il 3 giugno prossimo quando saranno sentiti gli ultimi testimoni della difesa. Il presidente Soana ha annunciato che il processo terminerà prima dell’estate con la requisitoria della Procura, l’intervento delle parti civile, le arringhe della difesa e, infine, con la sentenza finale.