Gaeta / Inchiesta sulla mancata bonifica della darsena di Porto Salvo: la Procura chiede l’archiviazione

GAETA – Una bonifica mai effettuata che, all’epoca dei fatti, dal giugno 2020 in poi, avrebbe potuto mettere in serio pericolo la navigazione, soprattutto quella diportistica, e creare problemi all’ecosistema marino dal punto di vista naturalistico ed ambientale. L’omissione d’ufficio in concorso fu l’ipotesi di reato per la quale nei mesi la Procura di Cassino aveva concluso le indagini preliminari nei confronti dell’ex sindaco di Gaeta Cosmo Mitrano, dell’attuale primo cittadino Cristian Leccese, dell’ex dirigente del settore Ambiente del comune Pasquale Fusco e dell’ex responsabile della sede cittadina dell’ex Autorità portuale del Lazio Lucio Pavone.

Finirono nei guai dopo l’esito di un primo blitz di polizia ambientale eseguito dalla Guardia Costiera il 16 giugno 2020 che sequestrarono uno specchio di mare antistante Lungomare Caboto che, dato in concessione dall’ex Autorità portuale del Lazio, non avrebbe rispettato – secondo le risultanze investigative- gli indici minimi di sicurezza. Nel corso del tempo Mitrano, Leccese, Fusco e Pavone, a fronte della permanenza di vecchie imbarcazioni da diporto (in base all’articolo 3 del decreto legislativo 171/2005 non c’è l’obbligo dell’iscrizione dei registri) abbandonate a loro stesse in questo tratto di water front, in località Porto Salvo, avrebbero disatteso l’indicazione di bonificare l’area per metterla in sicurezza. E La Procura fu chiara: l’evidente stato di abbandono e di deterioramento dei natanti era tale da “produrre flussi di percolato che per ruscellamento si immettono negli specchi acquei prospicienti provocando un grave nocumento ambientale”.

Fusco, Mitrano e Leccese – secondo i continui solleciti della Capitaneria di porto – non avrebbero operato i controlli sull’operato dell’Adsp con la quale il 21 dicembre 2017 il comune di Gaeta aveva sottoscritto una convenzione (con scadenza il 31 dicembre 2022 concernente il servizio di pulizia, raccolta e conferimento dei rifiuti”.

Il sostituto Procuratore Chiara Fioranelli ora ha emesso il decreto di archiviazione recependo il contenuto di alcune dettagliate memorie difensive che, presentate dagli avvocati Vincenzo e Matteo Macari e Stefano Martone, hanno escluso le responsabilità dei quattro imputati. Pavone, in qualità di ex dirigente dell’Adsp, ha “operato correttamente nel rispetto di quanto previsto dalla convenzione stipulata con il comune provvedendo a sollecitare l’ente locale a porre in essere le iniziative di propria competenza a seguito dei sopralluoghi effettuali dalla Capitaneria di porto”. Il fatto che il dirigente Fusco abbia sottoscritto la convenzione con l’ex Authority ciò non implica automaticamente le responsabilità correlate alle corretta esecuzione della stessa”. E il ruolo dell’ex sindaco Mitrano e del suo successore Leccese eletto alle amministrative del 2022? Il Pm Fioranelli ha motivato la richiesta di archiviazione sul loro conto in questi termini: “Si ritiene, alla luce del fatto che il Comune avesse una ben definita organizzazione interna, che né Mitrano né Leccese possano essere ritenuti responsabili della mancata rimozione dei natanti abbandonati sul suolo del porto di Gaeta”.

Naturalmente la richiesta di archiviazione dovrà essere vagliata ora dal Gip del Tribunale di Cassino. Ma lo scorso gennaio l’ex dirigente Fusco volle anticipare la Procura di Latina. Il suo legale, l’avvocato Renato Archidiacono, sottoscrisse anch’egli una memoria affermando come il suo assistito non c’entrasse nulla in questa vicenda: quando ci fu il blitz della Guardia Costiera era in pensione da sei mesi e da due anni non guidava più il settore ambiente del comune di Gaeta. A rivelare l’esistenza di questo procedimento era stato lo stesso Fusco che in una nota al sindaco Cristian Leccese ha chiesto vedersi riconosciute ora le spese legali per garantire la sua difesa.