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Dazi Usa, l’allarme di Confartigianato: a rischio posti di lavoro. Gli orafi pontini temono la concorrenza asiatica e il caro oro

LATINA – L’ombra dei dazi Usa torna a preoccupare le imprese italiane, soprattutto quelle più piccole. Secondo una stima diffusa da Confartigianato, la nuova politica commerciale americana, se confermata, potrebbe mettere a rischio 33mila addetti della filiera manifatturiera italiana che opera nel mercato statunitense. Le micro e piccole imprese – cuore pulsante del nostro sistema produttivo – sono le più esposte: da sole esportano negli Stati Uniti beni per un valore di 17,9 miliardi di euro, e potrebbero subire la perdita di 13mila posti di lavoro.

Il Presidente nazionale di Confartigianato, Marco Granelli, è netto nel giudizio: “La politica dei dazi non paga per nessuno. Le sfide commerciali si vincono garantendo la libera circolazione delle merci”, afferma. “Vanno sostenuti i processi di negoziazione in ambito europeo per evitare una escalation della guerra commerciale, mettendo in gioco gli acquisti dagli Usa di energia, di prodotti per la difesa e di servizi digitali”.

Granelli richiama inoltre alla forza distintiva del nostro tessuto imprenditoriale: “Le nostre imprese devono intensificare gli sforzi per assicurare l’alta qualità della manifattura made in Italy, arma vincente che i mercati sanno riconoscere ed apprezzare”.

Nel 2024, i settori a maggiore presenza di micro e piccole imprese – dall’alimentare alla moda, dai mobili alla gioielleria – hanno realizzato esportazioni per 176,1 miliardi di euro, con una crescita del 3% rispetto all’anno precedente. Un risultato in controtendenza rispetto al calo dello 0,5% registrato nel complesso dell’export manifatturiero italiano.

Molte delle esportazioni, inoltre, stanno trovando nuovi sbocchi in mercati emergenti: Turchia, America Latina, Emirati Arabi Uniti, ASEAN, Nord Africa, Africa Subsahariana e Arabia Saudita hanno visto crescere del 31,1% gli acquisti di prodotti italiani nel 2024, per un valore di 23,4 miliardi di euro.

Ma l’allarme si fa ancora più urgente per il settore orafo, tradizionalmente trainante nell’export del made in Italy. A lanciare l’allerta è Sonia Cibati, presidente di Confartigianato Orafi di Latina:

“Gli Stati Uniti rappresentano il principale mercato per le esportazioni italiane di oreficeria, con un valore di ben 1,6 miliardi di euro. Un aumento delle tariffe doganali penalizzerebbe pesantemente le nostre aziende”, dichiara.
“Le imprese italiane del comparto si trovano già a competere in Europa con la concorrenza agguerrita di India, Cina e Turchia. L’aggravarsi dei costi legati all’oro, che ha visto un’impennata della quotazione negli ultimi mesi, rende la situazione ancora più complessa”.

Cibati parla di un doppio fronte di crisi: “Da una parte i dazi che riducono la nostra competitività sul mercato americano, dall’altra l’instabilità dei mercati che sta innalzando i costi delle materie prime. Per le nostre piccole imprese orafe, spesso a conduzione familiare, questo potrebbe significare il tracollo”.

L’appello di Confartigianato è chiaro: evitare una guerra commerciale che danneggerebbe soprattutto chi ha meno strumenti per difendersi. La speranza è che si trovi una soluzione diplomatica capace di garantire, anche in futuro, la sopravvivenza di un tessuto produttivo che rappresenta un’eccellenza italiana nel mondo.