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Latina / Tariffe idriche: troppe incongruenze, l’allarme della Corte dei Conti e le richieste dei consumatori

LATINA – A confermare l’esistenza di una delibera di ‘richiamo’ della Corte dei Conti è stato lo stesso presidente della Provincia e dell’Egato 4, Gerardo Stefanelli: a causa di alcune contrastanti normative europee il solo sistema tariffario applicato dall’ambito territoriale dovrebbe garantire la copertura dei costi e degli investimenti sul territorio di competenza. E invece non è così. Il presidente Stefanelli si rallegra del fatto che la bolletta nel 2024 è costata il 37% in meno ma teme che la quota tariffaria sia destinata a crescere se non dovessero essere reperite nuove risorse e nuove linee di finanziamento per ammodernare le reti idriche.

Per la Corte dei Conti a Latina le tariffe, al pari di troppi sprechi e pochi investimenti, sono “tra le più alte e non sempre giustificate da un servizio di pari livello”. Lo pensano alla stessa stregua le associazioni dei consumatori Adicu, Assoconfam, Codacons, Codici, Federconsumatori e Fedicons che hanno denunciato quello che a loro dire è “il totale silenzio da parte dei sindaci dei 39 comuni aderenti e del presidente dell’Egato 4 sul contenuto di uno studio redatto da Cittadinanza attiva secondo la quale nella provincia di Latina (“Viene da chiedersi quali dati abbia utilizzato Cittadinanza attiva per giungere a questa conclusione”) è applicata una delle tariffe idriche più basse in Italia ed il costo dell’acqua sarebbe persino diminuito del 22,5% rispetto alla rilevazione precedente tanto che per 180 metri cubi di acqua il costo a carico delle famiglie sarebbe di 370 euro.

Le sei associazioni dei consumatori, dopo i rilievi della Corte della Conti, hanno chiesto l’interessamento della magistratura penale perché nel 2025 la tariffa, per quanto riguarda le utenze domestiche, non diminuirà ma aumenterà ed aumenterà in misura del 6,65% relativamente alla Tariffa base, ed dell’8,96% circa ciascuna per quanto concerne la prima, la seconda e la terza eccedenza. Le sei associazioni dei consumatori hanno chiesto l’intervento anche da parte del dirigente della Segreteria Tecnica Operativa dell’Egato 4 Umberto Bernola ad “esercitare un maggior controllo sulla gestione della società ma, visto quanto ha rilevato la Corte dei Conti si deve ritenere che ben poco sia stato fatto in merito. Inoltre sono anni che chiediamo spiegazioni sui risultati attesi in base ai molteplici milioni di euro deliberati dalla conferenza dei sindaci nel 2016 e nel 2017 ed elargiti alla Società per investimenti migliorativi della rete, ed anche a fronte della siccità, per cui sono stati previsti stanziamenti milionari per ridurre la dispersione idrica che non sembrerebbe abbia i risultati sperati. Tanto è vero che a distanza di oltre otto anni non riusciamo ad avere dati concreti, ed ancora si afferma che la dispersione supera il 70%, mentre dovrebbe essere molto al di sotto di questa soglia per cui ancora chiediamo come sono stati spesi tutti i milioni di euro pagati dagli utenti con l’aumento costante negli anni delle tariffe del servizi idrico integrato”.

Adicu, Assoconfam, Codacons, Codici, Federconsumatori e Fedicons, inoltre, si chiedono “se sia possibile che nessun sindaco abbia mai contestato il bilancio di Acqualatina che ogni anno, sistematicamente, chiude il proprio bilancio con milioni di euro in attivo ma le dispersioni sembra che aumentino in proporzione diretta agli utili registrati e senza che agli utenti virtuosi, ai quali viene chiesto di pagare anche per i morosi, sia restituito neppure un euro. Dopo il richiamo della Corte dei Conti, auspichiamo una maggiore attenzione e un controllo effettivamente capillare sia sulla gestione del socio privato che sull’approvazione del bilancio. Infine ci auguriamo che la Magistratura voglia aprire un’inchiesta sui tanti interrogativi che da molti anni poniamo sul tappeto e ciò – hanno concluso le sei associazioni di categoria – anche per togliere qualsiasi dubbio sulla corretta gestione di un bene così prezioso come l’acqua, gestito in regime di monopolio”.