LATINA – Non saranno eccezioni formali quelle su cui sarà chiamata a pronunciarsi martedì la Corte d’assise del Tribunale di Latina nell’udienza inaugurale del processo che, vietato a telecamere e macchine fotografiche, vedrà il 39enne imprenditore agricolo Antonello Lovato difendersi dall’accusa di omicidio volontario del bracciante Satnam Singh.
L’uomo, di nazionalità indiana e impiegato nell’azienda agricola dei Lovato senza un contratto di lavoro nelle campagne di Borgo Santa Maria, il 19 giugno 2024 rimase incastrato in un macchinario e, nonostante l’amputazione di un braccio, non venne soccorso dal suo datore di lavoro. Anzi venne sistemato su un furgone e scaricato davanti la sua modesta casa di Cisterna. Il presidente della Corte d’assise, Gianluca Soana, sarà chiamato a decidere se ammettere o meno al processo – alle 9 in piazza Bruno Buozzi è previsto un sit in della Cgil di Roma e del Lazio contro il fenomeno del caporalato – una ventina di richieste di parte civile e, tra queste, della vedova di Satnam, Sonia Soni, della Comunità degli Indiani nel Lazio, dei comuni di Latina e di Cisterna e della Regione Lazio.
Lovato aveva provato a chiedere lo svolgimento del rito abbreviato e ad impugnare – la Cassazione ha rigettato il ricorso – l’esito del drammatico incidente probatorio che vide il 26 luglio scorso la vedova di Satnam – assistita dall’avvocato Giovanni Lauretti – ripercorrere quanto avvenne il pomeriggio del 17 giugno scorso anche se – va ricordato – Satnam cessò di vivere due giorni più tardi. Nell’udienza filtro di martedì la Corte d’Assise dovrà decidere, inoltre, se ammettere o meno al dibattimento 32 testimoni: se dieci sono stati citati dai legali difensori Mario Antinucci e Stefano Perotti – si tratta di alcuni medici, di un medico legale, di un criminologo e di un ingegnere – 22 sono stati citati dal magistrato titolare delle indagini, il sostituto procuratore Marina Marra.
Spiccano i nomi della moglie 22enne di Santnam. diversi agenti della polizia giudiziaria e, a sorpresa, una dipendente dell’azienda agricola dei Lovato Nell’incidente probatorio dello scorso luglio offrì una versione diversa rispetto al racconto di Sonia e di un altro bracciante. Riferì al Gip Giusepe Molfese che Satnam non perdeva sangue e che sarebbero stati Sonia e lo stesso bracciante indiano a chiedere di essere portati a casa loro, a Cisterna, e non in ospedale. Un fatto è certo. Il nome di questa donna era stato inserito nella lista testi della difesa di Lovato – ora non lo è più – e arriverà al processo del 1 aprile indagata per omissione di soccorso.