FORMIA – Un clamoroso dietro front a 360°, quanto un angolo giro. I vertici provinciali di Fratelli d’Italia, pur confermando la circostanza, non hanno voluto commentare quanto è circolato nella giornata di mercoledì quando il sito istituzionale della Camera ha considerato “ritirata” l’interrogazione parlamentare con cui il deputato Fdi Luciano Ciocchetti (con un’esperienza da vendere nell’arcipelago Dc-Ccd-Udc) interrogava il Ministro degli Interni Matteo Piantedosi sulla sospensione della licenza, per la durata di quindici giorni, per la somministrazione di alimenti e bevande a favore dell’Hotel Bajamar di Formia.
Ciocchetti, dopo quasi quindici giorni di attesa, ci ha ripensato. L’imbarazzo sarà stato tanto dopo aver chiesto spiegazioni – al suo posto sono stati più chiari con risposte più secche il Questore di Latina Fausto Vinci e il presidente della sezione pontina del Tar Riccardo Savoia – su quanto avvenuto nella notte tra il 31 dicembre e il 1 giugno nell’Hotel Bajamar, la struttura di proprietà dell’imprenditore Roberto Sorrenti, anch’egli di Fdi di cui è stato candidato alle amministrative di Formia nell’ottobre 2021. La lite scoppiata durante il Veglione della struttura alberghiera di Sorrenti si era trasformata in una violenta rissa e, dopo le indagini dei Carabinieri, il Questore, ravvisando la violazione dell’articolo 100 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (Tulps), aveva intimato il divieto per due settimane di somministrazione di alimenti e bevande ai clienti esterni dell’albergo. Semplicemente perché il gestore o la proprietà della struttura avrebbe dovuto coinvolgere le forze di polizia. Cosa che non sarebbe stata fatta perché il divieto del Questore di Latina era stato confermato con un provvedimento monocratico del Tar, lo stesso Questore emise sei “Daspo Willy” intimando a sei persone coinvolte nella rissa – due delle quali pregiudicate e destinatarie del divieto di dimora a Formia – di non frequentare per i prossimi tre anni i locali pubblici della città.
Ciocchetti si era scagliato frontalmente contro il Questore di Latina, “reo” di essersi “rifiutato di procedere alla revoca in autotutela del provvedimento adottato, nonostante l’emersione di elementi di fatto idonei a dimostrare l’inesattezza delle circostanze poste a fondamento del provvedimento stesso”. “Nel provvedimento adottato dal Questore – aveva accusato Ciocchetti, poi travolto da polemiche e critiche provenienti soprattutto da Fdi – si evidenzia la presunta pretestuosità delle giustificazioni fornite dalla proprietà della struttura, la quale, tuttavia, ha documentato l’effettiva effettuazione di due telefonate di emergenza – una da parte di un socio dell’albergo e l’altra da parte del portiere – entrambe avvenute alle ore 3:19, a pochi secondi di distanza dalla prima chiamata effettuata da un avventore alle ore 3:18 – aveva scritto Ciocchetti – Questa circostanza è stata comprovata dalla difesa della struttura tramite la produzione di screenshot dei cellulari, dai quali risultano una chiamata al 112 della durata di due minuti e una chiamata al 113 della durata di quasi tre minuti”.
Sempre a dire di Ciocchetti, a seguito di un’istanza di accesso agli atti presso la Questura di Latina dei Carabinieri di Formia, volta ad acquisire i dettagli delle chiamate effettuate, la risposta fornita “da questi uffici ha affermato che non risultava effettuata alcuna telefonata ai numeri di emergenza 112 e 113, evidenziando inoltre – tramite una scheda di intervento – l’assenza di contatti con le numerazioni fornite dalla struttura alberghiera. La difesa dell’hotel ha successivamente ottenuto, tramite accesso al numero unico d’emergenza 112, copia degli audio delle due telefonate realmente effettuate, contraddicendo quanto ripetutamente riportato nei documenti ufficiali trasmessi dalla questura e dai carabinieri”. Se fossero state veritiere queste considerazione del parlamentare di Fdi, sarebbe stata orchestrata un’iniziativa di delegittimazione dell’Hotel Bajamar della cui difesa, in Tribunale e davanti ai taccuini e telecamere, è fortemente impegnato da oltre due mesi l’avvocato e presidente del consiglio comunale di Formia Pasquale Cardillo, impegnato nel frattempo a fare incetta di attestati di solidarietà tra il consiglio dell’ordine forense di Cassino, le Camere penali di Cassino, Latina e Napoli Nord e i vertici (e legali d’area) provinciali e regionali di Fdi.
Con quali risultati? Il provvedimento del Prefetto Vinci di divieto di somministrazioni di alimenti ai clienti esterni dell’albergo (che non ha inciso sull’attività dell’albergo perché chiuso nel frattempo per la manutenzione invernale) e l’emissione dei sei “Daspo Willy” rappresentano una macchia o, peggio, costituiscono un recidività per provvedimenti più gravosi qualora dovessero verificarsi altri incidenti in futuro”. E’ stato possibile che un’istituzione come la Prefettura di Latina si sia prestata ad un gioco pericoloso, quello di ad inventarsi alcune motivazioni per “punire” il Bajamar? L’attacco, inspiegabilmente rientrato, di Luciano Ciocchetti, è stato simile a quello di 11 anni fa quando l’ex presidente della Provincia Armando Cusani con una mozione approvata in sede di consiglio provinciale rivolse all’allora Prefetto di Latina ferocissime critiche legate allo scandalo urbanistica di un altro albergo, il Grotta di Tiberio, di cui era comproprietario all’epoca il sindaco di Sperlonga insieme al suocero Erasmo Chinappi. La vicenda finì male e, ricordandola, potrebbe aver indotto Ciocchetti (magari su impulso del coordinatore provinciale di Fdi, il Senatore Nicola Calandrini?) a virare su stesso. Nel 2014, nonostante il tentativo di paciere del compianto sindaco di Formia e presidente del consiglio provinciale, il Senatore Michele Forte, il presidente Cusani attaccò pesantemente l’allora Prefetto Antonio D’Acunto e venne sospeso dopo una condanna ai sensi della legge Severino e l’albergo di famiglia, perché dichiarato abusivo, venne confiscato allo stesso Comune di Sperlonga.