Latina / Omicidio Moro: cade l’aggravante mafiosa, sconti di pena in appello

LATINA – Due condanne con uno sconto di pena di quasi cinque anni ed altrettante assoluzioni con un importante elemento comune denominatore: è caduta l’aggravante mafiosa. E’ terminato con questo esito il processo davanti la prima sezione della Corte d’Assise d’appello di Roma per l’omicidio di Massimiliano Moro, il pregiudicato ucciso con diversi colpi la pistola la sera del 25 gennaio 2010 nel suo appartamento in Largo Cesti a Latina.

I giudici d’appello – presidente Vincenzo Gaetano Capozza – hanno condannato a 15 anni e 4 mesi di reclusione il presunto autore materiale dell’omicidio Simone Grenga e Ferdinando Ciarelli detto Macu che, difesi dagli avvocati Massimo Frisetti, Marco Nardecchia, Italo Montini, non si sono viste riconoscere l’aggravante mafiosa che aveva sostenuto la condanna a 20 anni al termine del processo di primo grado. La Corte d’Assise d’appello ha invece confermato l’assoluzione per gli altri due imputati: Antongiorgio Ciarelli e Ferdinando detto Pupetto Di Silvio.

Contro l’esito del processo terminato il 24 marzo 2024 avevano presentato ricorso in appello, chiedendo di riconoscere l’aggravante della premeditazione, i sostituti procuratori della Direzione Distrettuale antimafia Luigia Spinelli e Francesco Gualtieri. Nel corso del processo di secondo grado il procuratore generale nella sua requisitoria aveva chiesto, inoltre, la condanna all’ergastolo per Grenga e Macu Cairelli e la pena a 30 anni di carcere per Pupetto Di Silvio e Antongiorgio Ciarelli. Di parere contrario le difese che hanno puntato sull’inattendibilità del racconto dei collaboratori di giustizia e sull’insussistenza, all’epoca del delitto di Mola, dell’associazione di natura mafiosa.