Truffe sui Bonus Edilizi: 87 indagati e 76 milioni di crediti d’imposta illeciti

LATINA – Prima di essere trasferito alla Procura di Roma il sostituto Procuratore Flavio Ricci ha chiesto ed ottenuto dal Gip del Tribunale di Cassino Alessandra Casinelli l’emissione di 87 informazioni di garanzia con le ipotesi di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche nell’ambito delle agevolazioni finanziarie in materia di bonus edilizi e delle indebite compensazioni previste dal decreto legislativo 241/1997. E l’ammanco provocato all’erario è davvero ingente: 76 milioni di euro di crediti d’imposta derivanti da interventi edilizi, la gran parte dei quali mai iniziati, promosse da 36 società operanti in diverse regioni e località italiane: Lazio, Campania, Lombardia e soprattutto a Barletta, in provincia di Bari.

L’inchiesta era partita quasi per caso. La Procura di piazza Labriola aveva chiesto di monitorare l’attività di una società finanziaria di Cassino che in questa storia si è rivelata parte lesa. Il dottor Ricci ha delegato i gruppi di Cassino e di Formia della Guardia di Finanza maturando subito una convinzione; alla società finanziaria erano stati venditi crediti d’imposta di origine illecita che dai beneficiari originari, mediante successivi passaggi “cedente/cessionario”, in parte erano stati monetizzati a mezzo cessione a Poste Italiane, in altri casi erano finiti nei cassetti fiscali di soggetti terzi, utilizzati in compensazione di quanto dovuto in termini di imposte da versare all’Erario. E questa attività, coordinata dagli uomini dei Tenenti Colonnelli Luigi Galluccio e Francesco Papale, ha permesso di indagare di nuovo 21 soggetti – imprenditori edili, commercialisti e cittadini comuni – che residenti e operanti in diversi centri del sud pontino erano stati coinvolti lo scorso settembre nella più clamorosa inchiesta “Fiscal Coin” attraverso la quale furono eseguite 11 misure cautelari, di cui 4 ai domiciliari e 7 con l’obbligo di dimora, e ora finite nella verifica processuale.

Gli inquirenti hanno incrociato le informazioni presenti nelle banche dati del Corpo con la documentazione messa disposizione dalla direzione centrale dell’Agenzia delle Entrate e dalla Sogei che, una volta verificate con le segnalazioni di alcune operazioni sospette, hanno permesso di riscontrare l’esistenza di “numerose e ricorrenti anomalie e circostanze sintomatiche della natura illecita dei crediti fiscali oggetto di monetizzazione”. E le Fiamme Gialle hanno appurato come gli 87 nuovi indagati, in qualità di primi cedenti del credito d’imposta, non avessero in realtà la disponibilità dei fabbricati su cui erano stati fittiziamente effettuati i lavori o, peggio, avessero indicato riferimenti catastali di immobili diversi da quelli realmente in possesso.

Insomma – ed è emerso dalle indagini della Guardia di Finanza di Formia (delegata dalla Procura per gli importantissimi risultati investigativi ottenuti negli ultimi due anni nel sud pontino e nel resto dell’Italia nella lotta alle truffe in materia di bonus edilizi) e Cassino – le società che avrebbero dovuto svolgere i lavori erano di recente costituzione e, dunque, costituite ad hoc solo per creare i crediti di imposta illeciti, non assolvendo neanche agli obblighi dichiarativi. Ulteriori elementi a supporto della tesi investigativa sono stati la riscontrata registrazione di operazioni che hanno visto coinvolte le stesse società, in posizioni alternate una volta come cedenti, una volta nella veste di cessionarie, nonché di collegamenti soggettivi tra cedenti e cessionari, quali ad esempio la presenza dello stesso legale rappresentante in capo ad entrambi i soggetti.

I bonus edilizi illeciti, una volta immessi sul mercato, erano costituiti prevalentemente da crediti d’imposta da “sisma bonus” e da ristrutturazione edilizia, maturati su immobili per la maggior parte localizzati in Puglia, a Barletta più precisamente. Attraverso una serie di artifizi e raggiri, l’Agenzia delle Entrate era stata indebitamente indotta in errore procurando così l’ingiusto profitto di ottenere che crediti d’imposta falsi venissero attestati quali esistenti e cedibili a terzi, provocando, conseguentemente, un danno patrimoniale all’Erario, corrispondente al valore dei crediti d’imposta artefatti complessivamente negoziati, attualmente stimato per un valore di oltre 76 milioni di euro. E questo dato – secondo quanto trapela dagli uffici della Procura di piazza Labriola e del gruppo formiano delle Fiamme Gialle – sarebbe carente per difetto.