LATINA – C’è chi sui corsi obbligatori per la sicurezza e l’igiene nei luoghi di lavoro ha deciso di fare affari d’oro. Attestati falsificati, rilasciati senza battere ciglio e senza frequentare un minuto di formazione, in cambio di denaro. A beneficiarne decine di ristoratori, gestori di locali e attività gastronomiche tra Roma, Latina e Caserta. A fornire queste preziose “scorciatoie” erano quattro persone, ora finite ai domiciliari grazie all’intervento dei Carabinieri del Nas.
Tra gli arrestati ci sono un medico specialista in medicina del lavoro, due titolari e una dipendente di società di consulenza e formazione professionale con sede ad Anzio e Nettuno. Le accuse? Associazione a delinquere finalizzata alla falsificazione di certificati, un reato che pesa come un macigno soprattutto quando parliamo di documenti che riguardano la salute pubblica e la sicurezza dei lavoratori.
Questa mattina all’alba, i Carabinieri hanno eseguito 37 perquisizioni nelle province di Roma, Latina e Caserta. Un vero blitz che ha portato alla luce un sistema rodato e ben organizzato: i quattro offrivano, a pagamento, attestati Haccp falsi a chiunque volesse evitare i corsi obbligatori di sicurezza alimentare e prevenzione. Niente lezioni, niente esami, solo certificati da esibire in caso di controlli delle autorità sanitarie. Un meccanismo che ha fruttato un bel giro di affari, ma che ora si è sgretolato sotto il peso delle prove raccolte durante l’indagine, ironicamente soprannominata “Banda degli onesti”.
Dietro a questo nome che sembra uscito da un vecchio film, c’è una realtà ben più amara. L’inchiesta, avviata nel 2022, ha richiesto mesi di intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti e acquisizioni di documenti. Un lavoro minuzioso, portato avanti con determinazione dai militari del Nas e coordinato dalla Procura di Velletri, che alla fine ha scoperchiato il vaso di Pandora.
Non si parla di qualche errore burocratico o di leggerezze occasionali: le dinamiche erano precise e studiate, con l’unico obiettivo di aggirare la legge. E, purtroppo, di trovare clienti disposti a chiudere un occhio – o forse entrambi – pur di evitare la fatica di seguire un corso.
La domanda, a questo punto, è sempre la stessa: quanto vale la sicurezza? Per alcuni, evidentemente, molto meno di quanto dovrebbe. Eppure, di fronte a questi “scorciatoie” pericolose, la giustizia ha fatto il suo corso, ricordandoci ancora una volta che non sempre la via più breve è quella giusta.