Formia / Hotel Bajamar, la verità di Sorrenti sulla rissa di Capodanno: “Accuse infondate, mi autodenuncio”

FORMIA – A mali rimedi estremi rimedi. Abbassando finalmente i toni dopo averli amplificati in maniera incontrollata, è tornato a parlare domenica mattina il patron dell’hotel Bajamar Roberto Sorrenti. L’ha fatto – come da previsione- difendendo com’è giusto che fosse le sue ragioni dopo i due provvedimenti subito in pochi giorni dal Questore di Latina Fausto Vinci in relazione al movimentato veglione del Capodanno 2025 organizzato presso la struttura di Santo Janni.

Il provvedimento di divieto di somministrazione di alimenti e bevande ai non clienti dell’albergo – scade il 13 febbraio – e soprattutto l’emissione di sei Daspo Willy ad altrettanti soggetti, due dei quali con precedenti penali (non potranno frequentare nei prossimi tre anni locali pubblici di Formia) che parteciparono alla lite trasformata in rissa sono state due legnate sui denti facilmente da sopportare da parte di Sorrenti. L’imprenditore sabato ha deciso di passare al contrattacco e, fedele alla massima proverbiale secondo la quale la migliore difesa è appunto l’attacco, ha indetto una conferenza stampa per domenica mattina chiedendo che al suo fianco ci fossero due soli legali, il presidente del consiglio comunale di Formia di Fratelli d’Italia Pasquale Cardillo Cupo e Maria Libera De Santis.

Li ha voluti vicini come un simbolico scudo psicologico per annunciare nelle fasi iniziali della conferenza stampa che si autodenuncerà alla Procura della Repubblica di Cassino per quella che – l’avvocato Cardilo Cupo – sarà l’operazione verità in ordini ai fatti verificatisi nella notte di San Silvestro. Il divieto di somministrazione di alimenti e bevande ai non esercenti l’albergo è stato motivato dal Questore Vinci perché sarebbe stato violato l’articolo 100 del testo unico di pubblica sicurezza.

In sintesi Roberto Sorrenti avrebbe dovuto, in qualità di proprietario del Bajamar, chiedere l’intervento delle forze di polizia nel momento in cui una lite tra alcuni partecipanti al Veglione è degenerata in calci, pugni e l’utilizzo degli immancabili piatti. Ecco la versione autodifensiva di Sorrenti: “I tabulati e gli screenshot del mio cellulare dimostrano il contrario. Una delle due chiamate è durata ben 2 minuti e 44 secondi. Voglio essere indagato, voglio che si vada fino in fondo. Quella sera, alle 2 ero già a letto, ma alle 3.16 il mio socio mi ha chiamato dicendo che c’era una lite in corso. La prima cosa che ho fatto è stata dirgli di accendere le luci e chiamare la polizia”.

Il divieto temporaneo di somministrazione di alimenti e bevande è stato emesso perché il veglione sarebbe proseguito nottetempo presso la discoteca del “Bajamar” al momento sprovvista di agibilità da parte del comune di Formia. La pensa diversamente Sorrenti, secondo il quale quella del 31 dicembre scorso è stata festa organizzata nel pieno rispetto delle normative di sicurezza: capienza sotto controllo, personale adeguato, nessuna irregolarità. “È stata una serata di divertimento finita male, ma abbiamo fatto tutto il possibile per gestire la situazione. Questo è un locale sicuro, ma sembra esserci un accanimento contro l’Hotel Bajamar”.

L’avvocato Maria Libera De Santis ha chiarito i dettagli del ricorso al Tar contro la sospensione dell’attività di somministrazione esterna: “Il provvedimento del Questore si basa su circostanze erronee, in particolare sull’accusa che il signor Sorrenti non abbia avvisato le forze dell’ordine. Secondo l’ordinanza, a chiamare sarebbero stati tre avventori e non risulterebbero le sue telefonate. Al contrario, Sorrenti ha collaborato immediatamente, consegnando le registrazioni della videosorveglianza e adottando tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza. L’udienza, purtroppo, è stata fissata per la prossima settimana, oltre la scadenza dei 15 giorni di sospensione, ma il nostro obiettivo è ristabilire la verità e riabilitare l’immagine dell’hotel, che in questi giorni è stato travolto da un attacco mediatico senza precedenti”.

Ma il punto più controverso riguarda la presunta mancata chiamata alle forze dell’ordine, accusa che Sorrenti respinge con fermezza. “Non solo abbiamo avvisato la polizia – ha ribadito – ma abbiamo anche spento immediatamente la musica, allontanato i presenti e consegnato le immagini delle telecamere per facilitare le indagini”.

La conferenza stampa ha registrato il suo punto politico più alto quando sia Sorrenti che l’avvocato Cardillo Cupo hanno annunciato una segnalazione al Ministro, ma solo “ai fini dell’accertamento della verità, per capire chi ha sbagliato, se le società telefoniche o i responsabili della struttura o altri”. E c’è di più: due dei destinatari del Daspo Willy hanno ricevuto anche l’obbligo di dimora, provvedimento che dovrà essere o meno convalidato dal Gip del Tribunale di Cassino nella giornata di martedì.

L’albergo riaprirà il 13 febbraio, alla scadenza della sospensione della questura, qualche giorno dopo è attesa la decisione del Tar che potrà fare chiarezza sulla legittimità della procedura seguita. E si pensa anche all’estate 2025: “Le prenotazioni per l’estate sono più che raddoppiate rispetto all’anno scorso. Questo hotel ha una storia e un futuro, e non permetteremo che venga distrutto da accuse infondate”.