LATINA – Il processo “Reset” al clan Travali/Di Silvio si è concluso con una sentenza che ha ridimensionato fortemente il quadro accusatorio presentato dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA). Dopo una lunga giornata di attesa, iniziata con le contro-repliche degli avvocati difensori Angelo Palmieri, per Costantino “Cha Cha” Di Silvio, e Alessia Vita, per Alessandro Zof, il presidente del terzo collegio del Tribunale di Latina, Mario La Rosa, ha dichiarato il dibattimento concluso alle 11:20 circa. Dieci minuti dopo, La Rosa, insieme ai colleghi Paolo Romano e Roberta Brenda, si è ritirato in camera di consiglio. Ne sono usciti alle 21:30 per leggere il dispositivo della sentenza, che ha segnato una svolta inattesa.
Il verdetto
Sette condanne con pene sensibilmente ridimensionate rispetto a quanto chiesto dall’accusa e poi tutte assoluzioni: un ribaltone totale. Il Tribunale ha assolto tutti gli imputati dall’accusa di associazione mafiosa dedita al narcotraffico. La pronuncia ha fatto crollare l’impianto accusatorio centrale del processo, suscitando applausi e manifestazioni di gioia in aula e all’esterno. Alla fine, solo sette imputati hanno ricevuto condanne: Angelo Travali 12 anni e 3 mesi di reclusione, Salvatore Travali 10 anni, Angelo Morelli 10 anni, Costantino “Cha Cha” Di Silvio 8 anni e 4 mesi, Valentina Travali 2 anni, Denis Cristofori 2 anni e 8 mesi, Corrado Giuliani 3 anni.
Le condanne sono state emesse per reati di estorsione aggravati dal metodo mafioso e altre imputazioni minori, mentre alcune accuse sono state riqualificate in truffa. In molti casi, è stata applicata la prescrizione.
Gli assolti
L’assoluzione dall’accusa di associazione mafiosa ha riguardato anche figure di rilievo del presunto sodalizio criminale, come Alessandro Zof, Valeriu Cornici, Luigi Ciarelli. Altri assolti includono Davide Alicastro, Ermes Pellerani, Christian Battello, Fabio Benedetti, Antonio Neroni, Antonio Giovannelli, Dario Gabrielli, Manuel Ranieri, Mirko Albertini, Silvio Mascetti, Alessandro Anzovino, Matteo Gervasi, Francesca De Santis, Tonino Bidone, Shara Travali, Vera Travali, Giorgia Cervoni, Ciccio Della Magna. Per molti di loro, il Tribunale ha disposto l’immediata liberazione.
Le richieste della DDA
La Direzione Distrettuale Antimafia aveva avanzato richieste di condanna per complessivi 412 anni di carcere. Ecco alcune delle richieste formulate durante la requisitoria: Angelo Travali, 27 anni, Salvatore Travali, 25 anni, Angelo Morelli, 13 anni, Alessandro Zof, 18 anni, Valeriu Cornici, 17 anni, Davide Alicastro, 15 anni, Ermes Pellerani, 14 anni, Christian Battello, 15 anni e 6 mesi, Fabio Benedetti, 15 anni e 6 mesi, Costantino Di Silvio, 12 anni, Antonio Neroni, 14 anni e 6 mesi, Antonio Giovannelli, 14 anni e 6 mesi, Dario Gabrielli, 16 anni, Luigi Ciarelli, 16 anni, Silvio Mascetti, 15 anni e 6 mesi, Alessandro Anzovino, 16 anni e 6 mesi, Matteo Gervasi, 15 anni e 6 mesi, Valentina Travali, 9 anni e 6 mesi, Corrado Giuliani, 8 anni e 6 mesi.
Il contesto
La condanna più alta è stata emessa nei confronti dei fratelli Angelo e Salvatore Travali e dello zio Costantino detto «Cha Cha» Di Silvio. Durante la lettura della sentenza, Costantino Di Silvio, collegato dal carcere, ha reagito stringendo i pugni al verdetto che lo condannava a 8 anni e 4 mesi: «Poteva andare peggio», sembra riassumere il suo stato d’animo. Valentina Travali, invece, ha mandato baci all’aula e al suo legale.
L’inchiesta “Reset” ha preso le mosse dalle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia: Agostino Riccardo, Renato Pugliese e Andrea Pradissitto. Le indagini, coordinate dalla DDA di Roma e dalla Squadra Mobile di Latina, si sono concentrate sul presunto dominio del clan Travali/Di Silvio sulle piazze di spaccio del capoluogo pontino tra gli anni Duemila e il 2015.
Le parti civili e il clima del processo
Tra le parti civili costituite figuravano il Comune di Latina, rappresentato dall’avvocato Cavalcanti, e l’associazione antimafia “Antonino Caponnetto”, difesa dagli avvocati Benedetta Manasseri e Felicia D’Amico. Il Tribunale ha riconosciuto un risarcimento simbolico di 20.000 euro ciascuno a entrambe le parti civili.
Un aspetto significativo del processo è stato il clima di omertà emerso dalle testimonianze, con numerosi testimoni che hanno fornito dichiarazioni evasive o omissive. La DDA ha richiesto indagini per falsa testimonianza nei confronti di alcuni di loro.
Un processo lungo e complesso
Il processo, iniziato il 1° marzo 2022, si è protratto per quasi tre anni, con circa cinquanta udienze e un centinaio di testimoni ascoltati. Poche altre volte il Tribunale di Latina era stato così affollato in tarda serata. Alla fine, questo verdetto ha segnato un ribaltone, lasciando scontato il ricorso in Appello. Le motivazioni della sentenza saranno rese note tra 90 giorni.