LATINA – La tragica morte di Satnam Singh, avvenuta il 19 giugno 2024, ha scosso profondamente la comunità di Latina e ha riportato all’attenzione nazionale la piaga del caporalato nel settore agricolo. Satnam, un bracciante indiano di 31 anni, ha perso la vita dopo un incidente sul lavoro in un’azienda agricola locale, dove il suo braccio destro è stato amputato da un macchinario. Invece di ricevere immediata assistenza medica, è stato abbandonato dal datore di lavoro davanti alla sua abitazione, con l’arto amputato posto in una cassetta di frutta.
Questo drammatico evento ha acceso i riflettori sulle condizioni disumane in cui molti lavoratori agricoli, spesso migranti, sono costretti a operare, evidenziando pratiche di sfruttamento e violazioni dei diritti umani. Nonostante l’indignazione pubblica e le promesse di intervento da parte delle autorità, a un anno dalla morte di Satnam Singh, la situazione nel settore agricolo italiano mostra ancora segni preoccupanti di irregolarità.
Recenti ispezioni straordinarie delle forze dell’ordine hanno rivelato che circa il 60% dei lavoratori agricoli in Italia opera in condizioni di irregolarità. Si stima che siano circa 200.000 i braccianti impiegati senza un contratto regolare, con circa 55.000 donne potenzialmente vittime di sfruttamento. Per i migranti, la mancanza di un contratto non solo li espone a condizioni di lavoro precarie, ma mette anche a rischio il loro permesso di soggiorno, aumentando ulteriormente la loro vulnerabilità.
In risposta a queste criticità, i Carabinieri del Comando Provinciale di Latina hanno intensificato i controlli per prevenire e contrastare il fenomeno del caporalato. Negli ultimi tre mesi, in collaborazione con l’Ispettorato Territoriale del Lavoro e il Nucleo Ispettorato del Lavoro dei Carabinieri, sono state ispezionate 29 aziende agricole nel territorio pontino.
Irregolarità diffuse: il quadro emerso dai controlli
Dei 29 siti aziendali sottoposti a verifica, ben 18 sono risultati non conformi alle normative vigenti. I controlli hanno riguardato 140 lavoratori, di cui 130 extracomunitari, e hanno portato alla scoperta di 18 lavoratori impiegati senza regolare contratto. Tra questi, uno è risultato privo di qualsiasi permesso di soggiorno, una condizione che lo esponeva a ulteriori vulnerabilità.
Le conseguenze delle irregolarità accertate non si sono fatte attendere. Per 7 aziende sono state sospese le attività produttive, e in un caso si è proceduto al sequestro penale di strutture fatiscenti, utilizzate impropriamente come dormitori, cucine e depositi per mezzi agricoli. La gravità della situazione ha portato alla denuncia di 13 persone, accusate a vario titolo di intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro, mancata sorveglianza sanitaria, assenza di valutazione dei rischi e violazioni relative all’impiego di manodopera non contrattualizzata. Inoltre, sono state comminate sanzioni amministrative per un totale di oltre 9.000 euro.
Tra le 18 aziende risultate irregolari, cinque sono risultate destinatarie di finanziamenti europei. Per tre di esse è stata avanzata una segnalazione all’AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) per valutare la sospensione o la revoca dei fondi ricevuti, alla luce delle gravi violazioni accertate. Questa iniziativa riflette la linea dura adottata contro chi sfrutta il lavoro umano per profitto, spesso a scapito delle condizioni di vita e della legalità.
I risultati di questi controlli evidenziano quanto ancora ci sia da fare per sradicare il caporalato e garantire un ambiente lavorativo sicuro e dignitoso per tutti. Le istituzioni, con il supporto delle forze dell’ordine, stanno mandando un messaggio chiaro: chi sfrutta i lavoratori, evade le normative e abusa delle risorse pubbliche non resterà impunito.
Nonostante questi interventi, la strada verso l’eliminazione del caporalato è ancora lunga. La morte di Satnam Singh ha rappresentato un punto di svolta nella consapevolezza collettiva, ma i dati attuali indicano che il fenomeno persiste, alimentato da un sistema economico che spesso privilegia il profitto a scapito dei diritti umani. È fondamentale che le istituzioni continuino a rafforzare le misure di controllo e che la società civile mantenga alta l’attenzione su queste tematiche, affinché tragedie come quella di Satnam non si ripetano mai più.
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